La maledizione degli Usher

Robert McCammon, pp.486
Gargoyle, EURI 17,50

Gironzolando per “Più libri più liberi” lo scorso anno, sono rimasto come sempre incantato davanti allo stand di Gargoyle, rapito da un estasi quasi feticistica per la bellezza delle  copertine e rilegature di ogni loro pubblicazione. Inoltre dopo aver provato il Battello del Delirio, verrebbe voglia di leggere tutto anche a chi, come nel mio caso,  l’horror di cui occupa prevalentemente Gargoyle non risulta esattamente congeniale. Recuperata  lucidità dopo la trance consumistica degna del pinguino Opus, ho chiesto alle persone di Gargoyle presenti allo stand di consigliarmi un testo che fosse a loro giudizio tra  gli “imperdibili”. Il suggerimento si è orientato subito su McCammon, autore su cui Gargoyle punta molto e del quale ha tradotto molto e deduco detenga i diritti di esclusiva italiana. Tra i testi di McCammon ho poi acquistato questo, operazione di recupero, riattualizzazione  e soprattutto di continuazione, estendendo la vicenda verso la dimensione della saga,  del racconto di Edgar Allan Poe “la caduta di casa Usher”, sperando che il confronto diretto e cercato con un tale gigante  della letteratura americana avesse stimolato McCammon a fare del suo meglio. Inoltre, cosa lodevolissima, il romanzo contiene come prologo proprio il racconto di Poe che avevo voglia di rileggere a quasi vent’anni di distanza.

Inutile dire che non appena si abbandona Poe per far posto alla prosa di McCammon, il livello linguistico e letterario precipita in un abisso apparentemente senza fondo al termine del quale il corpo scritto dell’autore contemporaneo si schianta spezzandosi in una composizione astratta di membra disarticolate e parti anatomiche orribilemnte scomposte, nella migliore tradizione splatter. Neanche è c’è da farne una gran colpa a McCammon, il punto è piuttosto che quando ci si confronta con dei mostri sacri o li si approccia in parodia, quindi senza rispetto, o si rischia di non reggere l’inevitabile confronto. Mostro tra l’altro particolarmente tenebroso quello Poe per uno scrittore horror, visto che il maetstro ha praticamente inventanto un genere, quasi due  anzi, visto che non si dovrebbe dimenticare il pegno che la giallistica in generale e l’immaginario dell’eroe positivista, da Holmes al Dr.House, pagano alla triclogia di racconti che ha per protagonista Auguste Dupin.

Qulello che resta sul ring dopo lo scontro cruento tra due secoli tanto distanti è un discreto thriller-horror, lento all’inizio, vagamente holliwoodiano in certi punti, con frequenti e ingiustificate incursioni nel supernatural, un buon intreccio di base che si fa addirittura ottimo quando l’autore ricostruisce le fasi intermedie della saga degli Usher nel periodo che va dal racconto di Poe agli anni ottanta in cui si svolge la nuova vicenda. Stranamente, McCammon sembra più bravo nel descrivere e costruire i personaggi nelle loro interazioni quotidiane, se non proprio realistiche per lo meno verosimili, che nelle scene di terrore vere e proprie che risultano assai poco spaventevoli.

Non male, ma un’edizione così, con un prezzo alto e un’idea talmente ambiziosa alle spalle, meritava  forse qualcosa di meglio.

Voto: 6-

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Archiviato in 2011, gargoyle, horror, mccammon, narrativa straniera, poe

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