Un uomo senza patria.


Kurt Vonnegut, Euri 11,50
Minimum Fax,  pp.116

Scarna raccolta di scritti e di vignette pseudo-umoristiche dedicati a piccoli (e spesso insignificanti) episodi autobiografici ,  sprazzi di satira sociale e  di costume e qualche sferzata politica  di  un Vonnegut ormai ultraottantenne. Un saggietto striminzito e povero, che non lascia niente a parte forse un pò di umana simpatia (sempre che si sia disposti a dimenticare gli 11 euri spesi per accaparrarselo) per l’anziano intellettuale scomparso di recente. L’operazione editoriale è tutta incentrata (titolo e controcopertina lo indicano chiaramente)  su una frase effettivamente presente nel libro in cui il vecchio Kurt ammette di non sentirsi più americano e intravede nell’aggressività bellica USA in medioriente paralleli con l’espansionismo nazifascista della seconda guerra mondiale (cui partecipo’ tra i liberatori e durante la quale fu fatto prigioniero). Un americano illustre che non si sente più americano genera scalpore,  il futuro lettore pensa così che il vecchio leone abbia di nuovo estratto le unghie. Unghie che in realtà  Vonnegut non aveva più al momento della stesura  o che almeno non hanno graffiato  queste pagine che parlano  soprattutto dello sguardo ironico di un vecchio intelligente e bizarro su un mondo che, come è naturale,  non è più il suo. La frase che fa da volano pubblicitario al libro resta in realtà abbastanza isolata,  annunciando scintille delle quali  non c’è poi traccia in cento paginette di riflessioni  che paiono al contrario un po’ annacquate. 
Philip K. Dick prima di morire non si sentiva più un autore di fantascienza  tanto che non leggeva più questo genere eccezion fatta, appunto, per gli apprezzatissimi romanzi di Vonnegut: ecco  è il caso piuttosto di rileggere quelli,  renderete miglior servigio a voi stessi e alla memoria del loro autore.

Voto: 4.5

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Archiviato in 2007, minimum fax, saggistica

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